Come uomo penso sia venuto il tempo di interrogarmi e di riflettere su cosa c'è in noi, e (quindi anche in me, in quanto uomo), di malato, di così inumano da indurre comportamenti così violenti nei confronti delle donne, fino al punto di provocare la loro morte.
Non possiamo non ammettere che la cultura di quasi tutte le società del mondo, anche la nostra, discrimini le donne collocandole in uno stato di subalterna inferiorità.
A noi uomini è stata trasmessa una falsa identità di potere; in particolare fin da bambini ci è stata data un'educazione che ci fa sentire superiori alle donne, ovvero quella che un vero uomo deve sapersi imporre per essere importante e che la prepotenza e l'aggressività è sempre lecita per difendere questo status.
Subdolamente all'uomo è stato trasmesso il concetto di considerare le donne oggetto sessuale, atte a soddisfare il proprio impulso; soprattutto ad essere insensibile e a non dare spazio alle emozioni e ai sentimenti che lo renderebbero simile a loro.
Se crediamo di essere liberi dai condizionamenti della cultura patriarcale corrente dobbiamo cominciare a realizzare un cambiamento culturale.
La possibilità di commettere o no violenza contro una donna dipende proprio dalla scelta di come IO UOMO voglio essere e stare al mondo.
La relazione tra un uomo e una donna deve fondarsi sulla consapevolezza della loro differenza.
Non può essere l'uomo a dire "chi è e cosa desidera una donna", deve essere lei a dirlo con le sue parole con la pratica di vita e l'uomo deve accettarla anche se è diversa da quello che lui si aspetta.
Troppi uomini reagiscono con fastidio e poi con violenza all'indipendenza e quindi alla libertà delle donne, pochi hanno il desiderio di accettare con l'amicizia e l'amore anche il rischio del rifiuto imparando a gestire il conflitto in modo "non distruttivo".
Un soggetto femminile indipendente, libero più sicuro di se, capace di far fronte al disagio sociale generato dalla discriminazione, che afferma e pratica la libertà mette in crisi quell'identità tanto "conveniente" agli uomini.
Ecco così che certi uomini trasformano un rapporto sentimentale in violenza quotidiana, prima psicologica, poi verbale che sfocia nel peggiore dei gesti che un uomo può avere: la brutale negazione della sua identità con la violenta soppressione della vita della propria compagna.
Se riconosciamo che la virilità possa anche implicare un potere e un privilegio che imprigiona la sessualità nella prestazione, che allontana le emozioni, che ci avvicina alla animalità e riduce la nostra umanità, allora dobbiamo pensare ad un reale cambiamento maschile che non sia pura ipocrisia.
Non possiamo più tollerare di far parte di questo mondo maschile senza sentirci in obbligo di chiederci se questi comportamenti ci vanno bene o se anche noi, inconsapevolmente, stiamo recitando la parte di un copione che ci hanno insegnato fin dalla nascita.
IO non mi riconosco e non mi voglio riconoscere in quel genere di uomini e per questo penso che sia giunto il momento di far sentire la nostra voce, di uscire da un'imbarazzante solidarietà con le donne senza gridare con tutta la voce BASTA, BASTA, BASTA.
Siamo!!!! Sono diverso da quegli uomini!!!!!
Non condivido l'idea di quegli uomini, idea del potere, del sesso, del denaro in cui affondano le radici di quella violenza che aggredisce mogli, compagne, amiche e anche sconosciute incrociate per strada o in discoteca.
Voglio affermare che legarsi ad una persona non vuol dire possederla, ma amarla ed essere in grado di lasciarla andare via se lei lo vuole.
Sono consapevole della mia responsabilità di maschio, non solo come singolo, ma anche di tuttA la collettività maschile ed è per questo che affermo che nessuno può sentirsi escluso.
Vincenzo Rino Franzin
Cdat Spinea Odv
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