Nessuno però sembra dare delle vere e proprie soluzioni.
Molti Comuni i stanno emettendo ordinanze limitative di qualcosa e per qualcuno, ma ogni iniziativa va letta attraverso la lente della "pressione mediatica" e generata della costante attenzione dell'opinione pubblica.
Stiamo assistendo ad un gran da fare dunque di tutti, Sindaci in testa, per fare qualcosa, qualsiasi cosa, pur che appaia che non si è rimasti con le mani in mano, ma duole constatare che sono solo misure dettate dall'emergenza a seguito della crudele realtà dei dati consolidati dell'emergenza delle PM10 e PM2,5.
Se lo scopo fosse veramente quello di tutelare la salute pubblica, di inquinamento e di rischio di ammalarsi se ne parlarebbe tutti i mesi dell'anno e le azioni politiche, quelle serie, allora dovrebbero essere nell'agenda di ogni sindaco tutti i giorni.
Così, purtroppo non è.
Quando dico salute pubblica penso alla nostra salute, di noi cittadini che tutti i giorni respiriamo qualcosa che assomiglia vagamente all'aria, ma che purtroppo aria non è.
Anche nella nostra "città Metropolitana" si può parlare più verosimilmente di un aerosol di polveri e altri veleni dissolti, benché prodotti dall'attività umana.
immagine tratta dal dossier AIEL Regione Veneto Veneto agricoltura Pag-15 |
Un'attività umana che lo dice la parola stessa è direttamente collegata alla nostra esistenza e alla nostra vita su questo pianeta, e conseguentemente al nostro esistere e abitare nelle nostre città e nei nostri quartieri.
Ma la residenza del singolo e quindi la sua attività umana, deriva direttamente da alcuni fattori che sono relativi alle scelte politiche, o alle non scelte, fatte sul territorio negli ultimi 50 anni.
Le stesse politiche che hanno portato al consumo del suolo con conseguenza di densità abitativa, oltre che per inquinamento, in tutta la Pianura Padana che non ha eguali in tutta Europa.
In un territorio altamente antropizzato come il nostro, per correre ai ripari di un lento ma inesorabile declino ambientale si sta goffamente cercando di porre rimedio con provvedimenti a spot.
Sapendo benissimo che quello che può fare il singolo Comune non potrà mai essere risolutivo.
La spiegazione sta nel fatto che la densità abitativa e la continuità tra Comuni è tale da considerare un insieme di Comuni come area facente parte di una metropoli, ovvero la strategia che ha motivato la costituzione della Città metropolitana come unica vera risposta al problema, che non può che avere riscontro regionale oltre che ovviamente nazionale.
A cominciare da legislazioni con vincoli urbanistici seri, che limitino altro consumo di suolo e quindi altre nuove costruzioni come punto di partenza.
Alle politiche di consistenti aiuti in forma di detrazioni per la sostituzione degli impianti di riscaldamento obsoleti, che se non a norma, nel periodo invernale sono fonte di emissioni nocive.
All'introduzione di una nuova normativa seria, che regoli la manutenzione e la conduzione di impianti di biomasse legnose inferiori a 35KW, che oggi in Italia non esiste.
Non mancare l'obiettivo di introdurre delle norme affinché tutti i possessori di impianti a legna si dotino di un libretto di manutenzione, e qualora non in regola di sostituire l'impianto, con un sistema incentivante grazie a delle eque detrazioni.
Non possiamo dimenticarci che un impianto che brucia legna, che sia un caminetto od una stufa a norma produce emissioni di polveri sottili in una quantità annua 20 volte maggiore di quello che produce un'automobile media (PM10 prodotte da automobile 0,7 Kg/anno - PM10 prodotte da camino aperto 20,9 kg/anno -fonte Arpa Emilia Romagna) - lascio ad immaginare un impianto non a norma e senza manutenzione cosa scarica nei nostri cieli........ Quindi l'unico vero rimedio è la conversione con impianti di nuovissima generazione e super controllati.
tratto dalla rivista Ecoscienza N. 1 anno 2015 pag.46 |
Altro aspetto importante per affrontare il problema dell'inquinamento da polveri sottili è quello del traffico veicolare nel tessuto urbano.
Anche qui l'azione singola può produrre effetti e risultati sensibili.
Ma non può essere addebitato sempre e solo alla buona volontà del singolo che decide di usare la bicicletta o i mezzi pubblici al posto del'automobile, bisogna progettare monte un vero e proprio piano sulla mobilità pubblica e sulle piste ciclabili che permetta a tutti di muoversi senza inquinare.
Maggiori incentivi devono essere dati ai Comuni che si dotano di veri progetti "biciplan" che raccordino le piste ciclabili in sicurezza nelle città; oltre a incentivi economici seri per l'acquisto di biciclette a pedalata assistita.
Riconversione di tutti i mezzi pubblici a combustione fossile con altri alimentati con energia da fonti rinnovabili e a bassa emissione sopratutto per le tratte che sono definite extraurbani (intercomunali), ma che in sostanza attraversano quasi solo ed esclusivamente percorsi "metropolitani".
Miglioramento degli standard dei mezzi pubblici, che ad oggi per effetto dei tagli e dei finanziamenti regionali, non sono idonei a soddisfare la domanda, costringendo tutti i giorni i pendolari e passeggeri a calche e a condizioni impossibili da sostenere, con il risultato che allo stato attuale non possono essere considerati una valida alternativa per lasciare la macchina in garage.
Il sistema del trasporto regionale su ferrovia che è stato sbandierato come la vera alternativa possibile al traffico su gomma è tutt'ora disatteso nelle promesse e nei fatti, risultando inadeguato e quindi disincentivante per chiunque voglia sceglierlo come mezzo di trasporto sostitutivo dell'automobile, se non per chi vi è costretto per motivi di contingenza.
In presenza di una concentrazione di polveri sottili così elevata come in questi mesi le automobili oltre a produrne, sono colpevoli dell'innalzamento delle polveri a livello delle vie respiratorie dei cittadini che si trovano a camminare nei marciapiedi adiacenti nella città, dovuto cioè al movimento delle ruote sull'asfalto.
Non è sufficiente quindi che si lavino le strade, bisogna approntare dei sistemi di attuazione di ZTL che prevengano questo fenomeno che ormai ritorna ed è presente tutto l'anno.
La chiusura al traffico di centri storici, come per esempio la nostra Via Roma, è ormai una necessità incombente e non più rimandabile.
Aiuterebbe poi una politica seria di piantumazione di alberi che con una programmazione e progettazione nelle città studiata a tavolino possono mitigare e assorbire le emissioni; è risaputo infatti che le alberature nelle strade oltre alla CO2 assorbono anche le polveri sottili.
Bisogna pensare a risolvere questi problemi tutto l'anno quando si fa politica del territorio e non ci si deve dimenticare che l'inquinamento delle città non è un problema stagionale addebitabile solo alla mancanza di precipitazioni, ma bensì è un problema che ricorre 365 giorni su 365, tutti gli anni.
Ignorarlo è sinonimo di mancanza di intelligenza e di coscienza.
Gli uomini e le donne della politica che governano e che hanno governato nelle Istituzioni ai vari livelli, locale, regionale, centrale, hanno una grande responsabilità.
L'agire sporadicamente correndo dietro alle emergenze, senza una pianificazione produrrà purtroppo altre morti e altre malattie collegate all'inquinamento che peseranno sulla coscienza di chi dovrebbe tutelare la salute pubblica.
Non ci resta che contare sul fatto, che almeno qualcuno di loro una coscienza ce l'ha di sicuro.
VF
-------------------------
NB -dati consolidati al 25 dicembre 2015 - centralina di rilevamento Arpav , Spinea su 365 giorni finora conta 85 giorni con i limiti di legge delle polveri PM10 superati a volte anche abbondantemente, ovvero 2 mesi e mezzo di aria respirata da tutti noi e che sicuramente non fa bene alla nostra salute.